martedì 6 settembre 2011

La fissa

L’uomo col completo sta leggendo “Il Giornale”.
L’uomo in maglietta sta leggendo “La Repubblica”.
Seduti uno davanti all’altro in un vagone vuoto, eccetto chi racconta. Entrambi notano immediatamente la pubbblicazione che l’altro sta sfogliando, e ne traggono le proprie deduzioni.
Di tanto in tanto, uno sguardo si arrampica oltre il bordo della pagina per andare a sbattere contro il nemico, e controlla se l’altro non stia facendo la stessa cosa. Per due o tre volte lo fanno in momenti diversi, e le saette non si scontrano.

Ora, nove volte su dieci queste situazioni si risolvono in un nulla di fatto, e al massimo i due scendono dalla metro dedicandosi reciprocamente un : “Ma come fa a leggere quella merda?”, ma senza dirlo, pensandolo e basta. Stavolta, sarà il momento un tantino delicato a livello politico, sarà che hanno litigato a casa con la moglie, sarà che il cane ha abbaiato tutta la notte, i due non sembrano intenzionati a passarci sopra.


Si respira l’aria che precede il temporale, quella che ti fa correre sul balcone per ritirare i panni e ti fa tirare giù le serrande perchè dopo sei mesi ti sei ricordato di comprare il Vetril e hai pulito le finestre.

Alla fine, smentendo il mio pronostico, rompe gli indugi l’uomo col completo. “Volevo vedè a voi!” In teoria parla con qualche leader della sinistra menzionato sulle pagine del suo giornale, la pratica è talmente ovvia che il vero destinatario non si fa pregare.
“Ma voi chi, a fa’ che?”
“Volevo vedè a voi che facevate, se stavate al governo”
“Se noi stavamo al governo non ce se arrivava a sto punto, perchè quello che state a fa’ in ritardo e male noi lo stavamo a fa’ 5 anni fa e bene”
“Ah e che avreste fatto sentiamo”
“Avremmo fatto pagà le tasse a te all’amici tuoi”
“E che non lo sapevo, c’avete la fissa delle tasse voi! Basta che fate pagà la gente, nsapete fa altro”
“Ma come la fissa! Ma che vuol dire la fissa? Se non le paghi te io ne devo pagà il doppio, la capite sta cosa?”
“Eehh, vabbè....”

Hanno continuato, senza degenerare, a volte anche stemperando con ironia, per una decina di fermate. E mentre io leggevo il mio di giornale, pensavo che tutte quelle soluzioni alla crisi che si rincorrevano sulle pagine e tutti quegli emendamenti alla manovra, non sarebbero serviti a niente, e se sapessi descrivere la faccia e il tono di quel “Eehh, vabbè...” saprei anche spiegare con le parole giuste il perchè, e saprei dare un nome al tumore che ha reso questo Paese un malato terminale.

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