giovedì 6 ottobre 2011

Il Mago

“Ma internet sta lì dentro?”
“No, internet sta fuori, questo serve a leggerlo”

Non so se il vecchio che mi ha posto questa domanda sul 40 direzione Termini abbia dei nipoti, se così fosse non avrebbero fatto un buon lavoro finora. Perchè quando gli ho dato questa risposta per niente strutturata, ho visto gli occhi di chi capisce qualcosa dopo un po’ che ci sta provando.
Gli stessi occhi che da un quarto d’ora mi sentivo incollati sullo schermo dell’i Pad, ma che per stanchezza e giornata no, stavo fingendo di ignorare, come a dire: “Ok, t’ho visto, ti piace il giocattolino, però se vuoi parlà cominci tu.” E lui ha cominciato, fino ad arrivare alla domanda di cui sopra. Il punto è che una volta immagazzinato il concetto che Internet non è una cosa fisica ma una cosa “che si trasmette” “tipo la tv”, poi ci ha preso gusto, e gira che ti rigira siamo finiti lì dove vogliono finire i circa tre interlocutori a settimana che mi constringono a togliere le cuffie: “Ma funziona?”

La domanda non è solo malposta, è stronza. Perchè è talmente evidente che il dispositivo che tengo saldamente nelle mie mani stia funzionando, da constringere me, che di parlare non avevo nessuna voglia, a foraggiare la conversazione chiedendo chiarimenti sul quesito. "In che senso funziona?"
“No dico, sembra una cosa magica, cioè tu tocchi e...”

Ecco, tana per il vecchio. Saranno passati quanti, 70, 80 anni da quando eri un bambino ma anche tu, come tanti tuoi simili, vuoi fare quello che da tutti questi anni sai che non si può fare. Che diceva mamma? Guardare e non toccare. E allora perchè deve essere proprio il mio iPad il campo ove combattere edipiche guerre postume alla tua formatrice e genitrice?
Perchè sì, sembra rispondermi con gli occhi scremati dalle cataratte da operare. Va bene, dai.
“No guardi, non è magico, è come i computer normali, però invece della tastiera si fa tutto sullo schermo, provi a passare il dito”. Un dito rinsecchito e scheggiato e calloso e rugoso tiene in ostaggio un gruppo di icone, il mio gruppo di icone, indeciso se voltare pagina o se tenerle così, nel limbo del touch. Poi le molla, spinge su una a caso, fa partire la radio.
Il vecchio si stacca dallo schermo, mi guarda contento.
“Ma dove siamo arrivati, è una cosa bellissima”.

E tu capisci, Steve, che se un vecchio dice sorridendo la frase che di solito accompagna ad uno sguardo severo, se un uomo di un altra generazione davanti alla tecnologia non si spaventa ma torna bambino, allora te ne puoi andare tranquillo. I tuoi inventeranno altri gingillini per i quali spenderemo troppi soldi e per costruire i quali verranno sfruttate troppe persone, e di questo anche tu, se qualcuno lassù c’è, renderai conto.
Ma la tua idea, il tuo sogno, la tua visione, quella ha vinto. Perchè io faccio il figo razionale a dire al signore che “no, non è magia”, ma poi non lo voglio sapere come si organizzano i polimeri e gli elettroni dentro la mia tavoletta, perchè lì dentro la magia c’è.
Perchè, per come sono fatto io, tutto ciò che rende più facile ad un uomo comunicare con i propri simili, aiuta a generare quella magia che non sta nell’oggetto in se, ma nelle cose che non potremmo dirci senza la sua esistenza.
Ecco tu, Steve, a questo tipo di magia hai dedicato la tua vita. Per quali motivi, ormai, non è più importante, ma c'era ancora bisogno di un tipo come te. Ciao mago secco, buon viaggio.

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